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Honeymoon...si parte per il Giappone

Dopo 13 anni di fidanzamento finalmente ad Aprile 2015 ci siamo sposati. Per la luna di miele non avevo desideri particolari o una meta che sognavo da tempo, ho deciso di fare un regalone a Donato, realizzare il suo più grande sogno. A sua insaputa mi sono recata nell’agenzia viaggi di fiducia e ho prenotato la nostra Honeymoon 15gg in Giappone e 6 in Thailandia.

L’9 agosto finalmente si parte...

Da Fiumicino abbiamo preso il volo con la Brithis Airway per Londra alle 8.15, arrivati a Londra alle 10.15 abbiamo aspettato il prossimo volo, circa un’oretta gironzolando qua e là nel dutyfree. Finalmente alle 11.30 ci imbarchiamo, sempre con la Brithis Air Way, per Tokyo, 12h interminabili di volo…e qui apro una breve parentesi, se come me quando si è agitati ed emozionati per un viaggio e dovete sempre andare al bagno a fare pipì scegliete il posto esterno che da sul corridoi, mai in mezzo e soprattutto mai vicino al finestrino perché altrimenti rischierete di farvi mandare a quel paese dal vostro momentaneo compagno di viaggio in quanto sarete costretti a farlo alzare ogni ora perché i posti in economy sono stretti e scomodi e qui chiudo la parentesi.

Tornando a noi dove ero rimasta? ah si… dopo 12 lunghe ed interminabili ore di volo alle 7 di mattina ore Giapponesi finalmente atterriamo a Tokyo Haneda.

Ancora sulla scaletta del mostro volante BANG il primo impatto con il Giappone…ad attenderci sotto la scala una decina di ragazze giapponesi, tutte vestite carine con una vocina tipo Anime che farfugliavano qualcosa incomprensibile alle mie orecchie, che formavano una specie di corridoio umano fino alla navetta che ci avrebbe portato dentro l’aereoporto.

Scesi dal bus altre ragazze giapponesi come sopra che ci hanno scortato prima verso la porta per entrare in aereoporto e poi ci hanno accompagnato all’ufficio immigrazione per il visto e in fine all’uscita dei Gate.

Qui secondo impatto…appena varcate le porte scorrevoli dei gate un cartello gigante con dei disegnini carini con la scritta in giapponese, e per fortuna anche in inglese, WELCOME IN JAPAN e una musichetta tipica da cartone animato di sotto fondo.

Come vi avevo già accennato quando sono emozionata produco tanta tantissima pipì e così non abbiamo perso tempo e siamo andati alla ricerca di un bagno, terzo impatto, abituati ai nostri bagni pubblici soprattutto quelli di aereoporti e stazioni mi aspettavo un luogo tetro e puzzolente…e invece no miei cari qui casca l’asino, innanzitutto non li chiamerei bagni ma salotti e vi spiego il perché, seguita l’indicazione wc ti ritrovi davanti ad un corridoietto laterale che si dirama in tre direzioni, uno per gli uomini, uno per le donne e udite udite uno per i bebe dotati di fasciatoi lavandini pannolini e salviettine insomma tutto l'occorrente per gli infanti, ovviamente ho preso la direzione per il bagno delle donne e appena ho aperto la porta una luce accecante…ebbene si i bagni non solo erano luminosi, belli, eleganti che sembravano quelli di hotel 5 stelle ma erano pulitissimi, anzi di più, e profumavanoooooo, insomma mi dispiaceva far pipì per non sporcare quei bellissimi wc super tecnologici, di cui vi parlerò nel dettaglio in un post dedicato perché davvero se lo meritano

La cosa strabiliante è che sono super organizzati e concepiti per facilitare non solo chi deve fare un bisogno veloce ma anche chi, come noi, ha affrontato un interminabile volo di 12 ore e si sente puzzolente.

Si avete capito bene ci sono le docce, e che docce, inutile dirvi che erano pulite e profumate perchè lo potete immaginare anche da soli, ma la cosa fantastica è che erano dotati di tutti i conforte, avevano la possibilità di scegliere il tipo di getto e se volevi potevi fare anche l’idromassaggio e rilassarti perché come entravi nella cabina doccia partiva una musichetta che ti isolava dal mondo e poi non avevi bisogno dei tuoi saponi perché erano già dentro così come l’asciugamano in tessuto non tessuto usa e getta, poi quando finisci di fare la doccia ci sono pure i phone per asciugarti i capelli ed essere pronta per affrontare la tua giornata a Tokyo. Strabiliante, ma decidiamo di non approfittare di questa comodità tanto tra poco saremmo andati in hotel e la doccia la avremmo fatta li…

Dopo questa brevissima e piacevole esperienza con i bagni, ci rechiamo subito all’ufficio Money change per cambiare qualche euro in yen (consiglio cambiate non molto vi conviene di più prelevare e fatelo soprattutto nella fascia oraria 7-23 italiane altrimenti non potete prelevare e andrete in panico come è successo a noi il terzo giorno, ma anche di questo vi racconterò in un prossimo post) e qui inizia a suonare un lieve campanellino d’allarme, la tizia allo sportello non parla inglese, o meglio sa solo la frasetta che le hanno insegnato per rivolgersi ai clienti, ma se fai qualche domanda particolare non solo non ti capisce, ma non sapeva come aiutarci, o meglio ci ha indirizzato all’ufficio del turismo proprio in aereoporto. All’ufficio per il turismo per fortuna parlano inglese e ti capiscono, la tizia, gentilissima, ci ha dato alcune informazioni utili, ci ha regalato una cartina di Tokyo, la cartina della metro di Tokyo, davvero preziosissima, e in più ci ha detto quale treno prendere e a quale fermata scendere per raggiungere il nostro Hotel, e non finisce qui ci ha pure indicato sulla cartina come arrivare al nostro Hotel una volta usciti dalla stazione della metro di Suidobashi uscita est.

Carichi di tutte queste informazioni ci dirigiamo alla fermata della metro direttamente in aereoporto e qui il primo trauma, tre mila fermate di treni, non sapevamo quale era il nostro anche perché era tutto scritto in giapponese e il treno sarebbe stato li da poco, ecco ci siamo fatti prendere dal panico anche perché non c’era anima viva a cui chiedere indicazioni, ma per fortuna stava passando un addetto delle pulizie così ci siamo avvicinati per chiedere aiuto, ma non sapeva una parola d’inglese, io iniziai ad andare in fibrillazione, per fortuna Donato, che è più esperto di me sulla cultura giapponese, non si fa prendere dal panico e mostra al tipo la cartina e le indicazioni su dove dovevamo andare così a gesti loro due sono riusciti a capirsi, il tipo ci ha fatto salire su un treno e ci ha salutato.

Il primo passo è stato fatto, ma io ero ancora in panico perché ancora non sapevamo a quale fermata dovevamo scendere così ho chiesto ad un ragazzo seduto vicino a me in inglese informazioni.

Ssecondo trauma, il ragazzo che poteva avere si e no 18 anni non sapeva nemmeno una parola d’inglese, di nuovo il panico si impadronisce di me e iniziai a prendermela con Donato e alla sua fissa per questo paese così diverso e dove soprattutto nel 2015 non parlano inglese e maledicendo il giorno in cui ho deciso di accontentare il desiderio di mio marito di venire qui.

Sarà stata la mia disperazione o fortuna sfacciata ancora non lo so, ma un signore che qualcosina d’inglese la masticava ci ha chiesto se avevamo bisogno di aiuto e così gli ho spiegato il problema e allora lui si è subito attivato e con il suo inglese fatto in casa e con la app di Tokyo metro ci ha detto che dovevamo scendere alla fermata chiamata Mita per poi prendere il treno della Mita line (quello blu) e scendere alla fermata di Jimbocho I10 finalmente con delle indicazioni decenti mi ero tranquillizzata e ripresi finalmente a respirare.

Dopo un 10 minuti scarsi siamo scesi dalla metro e abbiamo seguito le frecce direzionali che ci indicavano l’uscita dalla stazione metro, un po’ affaticati perché con noi avevamo anche i bagagli ed erano anche pesanti, molto pesanti.

Finalmente fuori all’aria, non tanto fresca perché faceva un caldo umido assurdo e la giornata era uggiosa, tirai fuori la cartina che ci aveva dato la tizia dell’ufficio del turismo con le indicazioni per raggiungere il nostro albergo, ma ahime non si capisce moltissimo, però un po’ ad intuito decidemmo di attraversa una strada ed un ponte, ma una volta dall’altro lato non ci orientavamo più e sempre con la cartina in mano iniziammo a seguire la strada che secondo noi ci indicava la cartina, ma non avevamo cavato un ragno dal buco, per via del caldo soffocante, dai trolley pesanti, dall’essere svegli da non so più da quante ore e dal jet lag, Donato si arma di pazienza e ferma un signore distinto in giacca e cravatta con una valigetta, sicuramente un uomo d’affari e che cavolo lui saprà l’inglese, e invece no, però era così gentile che a gesti riusciammo a comunicare. Donato gli mostra l’indirizzo del nostro Hotel, e lui subito ha estratto dalla tasca il suo smartphone e con quello che credo che fosse un google maps di Tokyo ci accompagnò letteralmente in albergo, che era ad una cinquantina di metri da dove eravamo noi. Anche per questa volta crisi scongiurata, entriamo nel nostro Hotel Niwa, prima impressione un bel albergo pulito, luminoso, accogliente, in moderno stile giapponese.

esterno hotel Niwa Tokyo

Facciamo subito il check in, ma non possiamo prendere possesso della nostra stanza prima delle 16 e sono a mala pena le 10 di mattina ed io che stavo già immaginando una bella doccia un cambio di abiti e un po’ di riposo prima di partire all’avventura, così demoralizzata e maledicendomi per la pessima decisione di non aver voluto approfittare dei bellissimi bagni in aereporto, chiesi se almeno potevamo lasciare i bagagli e per fortuna era un servizio offerto dall’hotel oltre a quello di usufruire di quello che loro chiamano bagno di cortesia, e che bagno e che cortesia. Siamo riusciti a fare una doccia rigenerante proprio ciò che ci voleva per partire alla scoperta di Tokyo.

L’uomo della reception ci suggerì di scaricare la app di Tokyo metro (la stessa che aveva l’uomo pio nel treno) e ci indicò come raggiungere la stazione non solo della Jr ma anche della metro a Suidobashi, molto più comoda e più vicina da quella dove eravamo scesi, ma soprattutto linea di congiunzione di tutte le linee della metro così da poter raggiungere facilmente ogni punto di Tokyo.

Una volta in stazione ci dirigemmo alla biglietteria per fare il biglietto giornaliero,

il tipo li molto gentile ci fa il biglietto e anche lui con un inglese maccheronico ci spiegò che non valeva la pena fare il biglietto giornaliero in biglietteria ma di usare le apposite macchinette che prevedono anche la lingua inglese, una salvezza perché ci ha salvato la vacanza. Ci dirigemmo alla fermata I11 e prendemmo il treno della Jr e siamo scesi alla fermata H15 ad Akihabara.

Da qui in nostro viaggio in esplorazione del Giappone ebbe inizio.

Akihabara è il quartiere tecnologico e la meta preferita degli Otaku ( i fissati con i manga e anime) ed è un mondo a parte, qualcosa di inimmaginabile, e difficile da spiegare, ci sono grattacieli con gigantografie di personaggi manga, negozi di tecnologia uno accanto al altro, super mega sale giochi a tre o quattro piani, qualcosa di mai visto in Italia, e si sta tutto il tempo a guardare tutto a bocca aperta e fare tre mila fotografie perché ti sembra tutto così assurdo.

Puoi incotrare tranquillamente gente vestita come i personaggi dei manga, ragazze vestite da maid, che ti invitano ad entrare appunto nei maid cafè, e il tutto ti fa pensare di essere in un luogo surreale.

Ecco qui una maid che ci invita ad andare nel maid cafè dove lavora

Camminando camminando tra una cosa strabiliante e l’altra ci accorgemmo che si erano fatte le 14 e che il nostro stomaco iniziava a reclamare e così decidemmo di fermarci a mangiare qualcosa... i Takoiaki.

Polpette di polipo, che ero diffidente nell'assagiarle, ma al primo boccone capii che avrei voluto mangiare takoiaki per il resto della mia vita anche perché costavano davvero poco, una barchetta con 8 takoiaky la abbiamo pagati 350¥ circa 2,80€.

La nostra passeggiata per Akihabara prosegue e verso le 18 iniziò a piovere così decidemmo di tornare in Hotel per riposarci giusto un’oretta, ma potete capire bene che non è stata proprio un’oretta infatti ci siamo svegliati alle 7 ma del mattino dopo, ma questa storia ve la racconto nel prossimo post…Ciao a tutti

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